La logica è sopravvalutata.
Potrà anche renderci superiori alle altre razze animali ma non è neppure lontanamente sufficiente a consentirci di dominare il mondo che ci circonda.
L'essere umano può essere intelligente quanto vuole (e nella maggior parte dei casi non lo è...): la vita è regolata dal caso, impossibile da predirre e pericolosissimo quando si tenta di sfidarlo.
Queste considerazioni, non mie ma che mi sento in fondo di appoggiare, mi sono ancora una volta arrivate addosso come un macigno grazie all'ennesima visione di Non è un paese per vecchi, film di frontiera che ormai non riguardavo da almeno un paio d'anni.
Asciugata la solita, corrosiva ironia propria del cinema di Joel e Ethan Coen - che erroneamente avevo trovato anche in questo film alla prima visione al Festival di Cannes - rimane come sempre il loro discorso filosofico senza dubbio nichilista, ma non totalmente pessimista.
Riflettiamo un attimo sullo schema narrativo di Non è un paese per vecchi: il protagonista Llewellyn Moss si trova improvvisamente tra le mani la possibilità di fuggire dalla sua vita insoddisfacente. Il piano che escogita per vincere il jackpot e tirarsi fuori dai guai è intelligente, funzionale, applicato con rigore. Eppure non funziona, perché le varianti imprevedibili sono talmente tante che è impossibile fronteggiarle tutte. Il Destino (o come volete chiamarlo) in questo caso sembra avere un volto specifico e spaventoso, quello di Anton Chigurgh. Ma ai Coen questa impersonificazione non basta: non sarà neppure il killer pazzoide a mettere fine alla fuga inutile di Moss, e anch'egli addirittura rischierà di soccombere a un Fato ancora più grande, come racconta con soave schizofrenia la scena finale del film, quella dell'incidente d'auto.
Questa poetica è presente nel cinema di Joel e Ethan Coen fin dall'esordio clamoroso di Blood Simple. Pensate a ogni loro singolo film e vi troverete un personaggio ("candido" o meno) che ha la presunzione di un piano preciso per riuscire in un compito, e che poi lo vede miseramente sgretolarsi sotto le proprie mani. In molti di questi casi poi tale piano è addirittura criminale, quasi a sottolineare l'insensatezza e l'errore del voler costruire schemi logici in un universo/caos/vuoto presente apposta per deriderli.
Personalmente considero l'adattamento dal romanzo di Cormack McCarthy uno dei più riusciti non solo nella filmografia dei Coen, ma dell'intera storia del cinema, e per un motivo specifico: nelle pagine scritte si percepisce il rammarico per un mondo in cui i valori di un tempo, fondanti per una società retta su leggi umane, sono scomparsi. La grandezza del film è che questi stessi valori, in sintonia con l'idea che i Coen portano avanti da sempre, non sono mai esistiti. Lo scarto concettuale è sottile ma potentissimo, e probabilmente soltanto loro tra gli autori contemporanei potevano renderlo così efficace.
Cosa può fare dunque l'essere umano per non soccombere di fronte alla totale mancanza di senso?
Non è un paese per vecchi ci indica due strade: combattere e soccombere come fa Llewellyn Moss, oppure accettare la sconfitta e tentare di andare avanti consci della propria finitezza, come fa lo sceriffo Tom Bell. "Non puoi fermare quello che sta arrivando, non dipende tutto da te. E' semplice vanità" sentenzia alla fine del film il vecchio zio di fronte ai dubbi dell'uomo di legge.
Per i Coen l'alternativa alla catastrofe è probabilmente la saggezza semplice ma efficace di chi non fa piani, ma vive giorno per giorno trovando il senso nel presente. Penso a Drugo Lebowski come alla Marge di Fargo. Se non credi di poter fregare il destino, almeno hai buone possibilità di sopravvivere. Non sarà il discorso cinematografico più edificante da seguire, ma il modo in cui Joel e Ethan Coen me l'hanno propinato in quasi trent'anni di carriera me l'ha fatto ammirare come pochissimi altri.
Straordinaria riflessione Adriano...Basti pensare a "Fratello dove sei?"che trovo sia l'emblema del "piano non riuscito"(o comunque riuscito in parte); tanto che la frase di lancio del film è proprio "Hanno un piano, ma non sanno come fare"...per non parlare di "Arizona Junior" e "A serious man".
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