4WuZHVegXm1cjf7tl8WGMqKqxE0 LA FIAMMA DEL PECCATO: Tribeca Day 6 - Un giorno di musica e basket.

martedì 23 aprile 2013

Tribeca Day 6 - Un giorno di musica e basket.

Piccola ma gradita sorpresa musicale quella che mi è arrivata oggi da Greetings from Tim Buckley. Mi aspettavo un biopic sulla vita e la tragica fine del cantante Jeff Buckley e invece mi sono trovato di fronte a un film intimo, il quale più di una storia precisa racconta il filo ideale ed emotivo che legava il ragazzo a suo padre Tim, anche lui famoso autore musicale. La New York degli anni '90 ricostruita sapientemente con poche, malinconiche pennellate dal regista Daniel Algrand. Un carattere schivo ma pieno di energia, il rapporto conflittuale con un genitore famoso ma assente, praticamente mai incontrato, morto tra l'altro anch'egli giovanissimo. Il senso di mancanza sommesso ma inarrestabile: questo racconta Greetings From Tim Buckley, costruito anche attraverso sapienti flashback che tratteggiano in maniera limpida alnche il carattere fragile e aperto di Tim. Film di rimandi, con una trama finissima ma non superficiale, costruita a un concerto/commemorazione della musica di Tim Buckley. Bravo il protagonista Penn Padgley (Gossip Girl in TV, Margin Call) a disegnare la vita interiore di Jeff con pochi tratti e molti silenzi. Bella e ariosa la sua partner Imogen Poots (Fright Night, A Late Quartet).  Su tutto però la bellissima musica dei due cantautori, capace di andare dritta la cuore dello spettatore.

Il sogno americano possiede una grande verità: se non hai le doti necessarie per prendertelo e soprattutto gestirlo, può tramutarsi in un incubo in men che non si dica. Questo racconta in sintesi il bel documentario Lenny Cooke, incentrato su un giovane giocatore di basket che al liceo era quotato più di qualsiasi altro ragazzo negli Stati Uniti, più di coetanei quali Carmelo Anthony e "The Chosen One" LeBron James, che oggi sono star dell'NBA e guadagnano valanghe di bigliettoni versi. Una situazione familiare disagiata, la fretta di accaparrare tutto e subito, l'allucinazione dei dollari ottenuti solo col talento, ed ecco che al draft che avrebbe dovuto vederlo protagonista Lenny Cooke si è invece visto clamorosamente scartato, finendo a giocare in università anonime e con una carriera miserrima. A trent'anni Cooke ha problemi di denaro, di peso e vive soprattutto col tremendo rimpianto di aver gettato via un talento che avrebbe potuto fruttagli tutto. Diretto da Ben e Joshua Safdie, Lenny Cooke è uno ritratto impietoso ma sincero di un uomo debole, incapace di gestire le situazioni. La metafora è magari anche un po' troppo scoperta, ma l'eficacia delle immagini è indubbia: la festa per il 30mo compleanno di Lenny, celebrata dentro una casa/baracca con bicchieri di plastica e dolci da pochi dollari è un momento decisamente toccante. Per chi come me vive di basket ed è interessato anche ai suoi risvolti meno edificanti, non soltanto ai lustrini e alle schiacciate ad effetto.


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